Vittorio di Colbertaldo (Forlì 1902- Verona 1979), di nobile famiglia veneta, forlivese di nascita e veronese d'adozione, ha vissuto e lavorato quasi sempre a Roma e, dagli anni Settanta, per parte dell’anno nella “casa-studio” – l’amatissimo Studio VII – di Salto di Fondi (LT).
La sua attività artistica si è espressa soprattutto nelle sculture ma, in particolari momenti, situazioni e luoghi, registrò le sue emozioni anche con la xilografia, il caboncino, la sanguigna e, non ultimi, gli acquarelli.
Appassionato di fotografia ha documentato con abilità e costanza tutta la sua vasta e varia produzione artistica, come testimoniato dal ricco archivio.


L’Archivio di Vittorio di Colbertaldo oltre che da documenti e testi a stampa e manoscritti è costituito da centinaia di fotografie e da migliaia di negativi fotografici. nei quali sono state registrate tutte le fasi di ideazione e di realizzazione delle sue opere.


La sua fama internazionale è derivata soprattutto dalla realizzazione di opere monumentali che, collocate in quattro continenti, in alcuni casi rappresentano delle vere e proprie pietre miliari del genere. Altrettanto apprezzate da critici e collezionisti furono però anche le sculture da cavalletto, opere di minor mole eseguite di getto, seguendo una ispirazione improvvisa, oppure realizzate su commissione. Tutte le sculture di Vittorio di Colbertaldo – indipendentemente dalla mole e dalla collocazione – esprimono i suoi sentimenti più forti e radicati: l’amore per l’Italia e per chi seppe onorarla, il profondo rispetto di un laico nei confronti della religione, l’aspirazione alla libertà che, nella sua scultura, trova forse la massima espressione nel movimento. Movimento ottenuto alleggerendo la massa con l’alternanza di vuoti e di pieni, oppure tagliando, sovrapponendo e saldando “fogli” di cera, destinati a trasformarsi in leggere lamine di bronzo.
Galleria di immagini.


Vittorio di Colbertaldo fu un attento e assiduo utilizzatore della fotografia come strumento di lavoro. Ne sono testimonianza le migliaia di immagini relative a tutte le fasi di ideazione e realizzazione delle sue opere.
In questo tipo di immagini l’unico aspetto creativo sembra essere l’ambientazione dei bozzetti, studiata al fine di rendere il più possibile l’idea della futura collocazione.
Vi sono però alcune immagini che possono essere considerate dei veri e propri tentativi di esprimere sensazioni attraverso la fotografia. Si vedano ad esempio alcune interessanti immagini di alberi. La rarità di queste immagini è molto probabilmente imputabile ad una severa selezione, riscontrabile anche nella evidente eliminazioni di negativi.
In effetti un uso artistico indipendente della fotografia può essere stato trasmesso a Vittorio di Colbertaldo da Michele Kier, fratello della nonna materna, pioniere della fotografia italiana e, alla metà dell’Ottocento, premiato esecutore di immagini di Venezia.


L’Archivio di Vittorio di Colbertaldo conserva un cospicuo numero di negativi fotografici che consentono di ricostruire ogni momento della sua produzione artistica, anche in tutti quegli aspetti che all’epoca, per lui, erano sembrati tanto ovvi e scontati da non rendere necessaria la conservazione di una copia cartacea.


Genesi di un’opera: il monumento a Carlo Ederle, medaglia d’oro al valor militare, a Verona.

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